Cercando nel labirinto degli specchi

Saturday, 21 July 2018

L'immortalità malinconica

Nel contesto di una iniziale esperienza di negazione (di una negazione universale che giunge alla dilatazione nichilistica per cui non esiste più nulla e i pazienti immaginano di non avere più organi interni ma solo pelle ed ossa in un corpo disorganizzato e lacerato) i pazienti immersi in questa radicale metamorfosi malinconica della esistenza si attribuiscono la immortalità affermando di non-poter-morire o di essere già morti e di essere consegnati ad una eterna sopravvivenza. Diverse sono le considerazioni che i pazienti fanno in ordine a questa loro (delirante) esperienza di immortalità: alcuni affermano che non moriranno più perché il loro corpo è divenuto così vuoto e inconsistente che non può morire: si dicono "morti viventi", soffrono (straziati) della loro immortalità (della loro impossibilità di morire) e chiedono di esserne liberati. Altri pazienti si vivono, invece, come segnati da un destino cifrato che impedisce loro di morire: un paziente, ad esempio, si diceva sicuro di essere elevato in cielo come il profeta Elia.
Nei casi di malinconia psicotica descritti da Jules Cotard si osserva, dunque, prima che insorgano poi esperienze di trasformazione demoniaca del proprio corpo e del mondo, questa radicale (patologica, ovviamente) eliminazione della morte, questa sua cancellazione assoluta, questa sua immobilizzazione pietrificata: la morte non è più possibile e si è divenuti immortali; o, ancora, la morte è giunta e non dimeno si continua a vivere in una eternizzazione senza confini e senza limiti: si è, appunto, morti viventi. La morte, così, non è più una fine ma è una realtà negata e vissuta come imprigionata in un presente che non ha futuro. Si può morire, nella anticipazione che ciascuno di noi ha della morte, solo se il futuro si apre dinanzi a noi nel vortice delle possibilità: delle cose che ancora non sono. L'esperienza della morte, cioè, fa parte del nostro futuro.

E. Borgna, 
L'impossibilità della morte e l'esperienza del demoniaco nella psicosi,
in AA. VV., L'Autunno del Diavolo, vol. II, Bompiani, Milano 1990, pp. 421-431

TWS

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