Cercando nel labirinto degli specchi

Monday, 18 June 2018

Una puntata sulla Grande Altalena

"Cosa c'è, tesoro?" riprese Dick. "Quell'altra faccenda? Ma perché diavolo non ci pensi più? Non hanno trovato nessuna traccia. Non ne troveranno mai."
"Potresti sbagliarti," ribatté Perry. "E in tal caso ci aspetta l'Angolo." Nessuno dei due prima d'allora aveva mai accennato alla pena massima nello stato del Kansas; la forca, o morte nell'Angolo, come i reclusi del Penitenziario di Stato del Kansas hanno soprannominato il capannone che ospita l'attrezzatura necessaria a impiccare un uomo.
"Che comico. Mi fai morire." commentò Dick.

-

La sua vecchia, cara fantasia teatrale, quella in cui si figurava come "Perry O'Parsons, l'Uomo-Orchestra" ritornò sotto forma di sogno ricorrente. Il centro geografico del sogno era un locale notturno di Las Vegas dove, in cilindro e smoking bianco si muoveva su un palcoscenico illuminato dai riflettori suonando di volta in volta l'armonica, la chitarra, il banjo, la batteria, e cantava You Are My Shunshine [sic] e ballava il tip tap su per una breve rampa di gradini verniciati d'oro; in cima, dritto su una piattaforma, si inchinava. Non c'erano applausi, neppure uno, eppure migliaia di clienti stipavano il vasto, lussuoso locale: uno strano pubblico, quasi tutti uomini e quasi tutti negri [sic]. Mentre li fissava, tutto sudato, il divo comprendeva infine il loro silenzio, perché d'improvviso capiva che erano fantasmi, gli spettri di quelli uccisi dalla legge, con la forca, la camera a gas, la sedia elettrica, e nel medesimo istante si rendeva conto che era là per unirsi alla loro schiera, che quei gradini verniciati d'oro portavano a un patibolo, che la piattaforma su cui era stava aprendosi sotto di lui. Il cilindro rotolava a terra: urinando, defecando, Perry O'Parsons entrava nell'eternità.


Truman Capote, A sangue freddo 
Garzanti, Milano 2002, 
pp. 217-218.302.364-365

TWS

No comments:

Post a Comment