"[...] La medicina classifica approssimativamente questa fame di lerciume nelle regioni inesplorate della nevrosi, e lo può fare visto che nessuno sa veramente che cosa sia questa malattia di cui tutti soffrono; certo è che in questo secolo i nervi vacillano alla minima scossa più facilmente che una volta. Rammenta, per esempio, i particolari forniti dai giornali circa l'esecuzione dei condannati a morte: ci rivelano che il boia lavora con timidezza, che è sempre sul punto di svenire, che soffre d'alterazioni nervose quando deve decapitare un uomo. che pena quando lo si confronta con gli invincibili torturatori dei vecchi tempi! Quelli ti chiudevano la gamba in una calza di pergamena bagnata che si ritraeva davanti al fuoco e ti tritava piano piano le carni, oppure ti ficcavano dei cunei nelle cosce e ti spezzavano le ossa; ti fracassavano i pollici delle mani nelle morse a vite, ti tagliavano strisce di epidermide dalla schiena, ti rivoltavano come un grembiule la pelle del ventre; ti squartavano, ti infliggevano il supplizio della corda, ti arrostivano, ti cospargevano di grappa infiammata con faccia impassibile e nervi saldi che nessun urlo, nessun lamento poteva scuotere! Poiché quegli esercizi erano piuttosto faticosi, dopo il lavoro avevano solo una gran fame e una gran sete. Era gente sanguigna ed equilibrata, mentre adesso..."
Joris-Karl Huysmans, Laggiù, nell'abisso,
Internòs Edizioni, Città di Castello 2008,
pp. 274-275
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