Uno degli ultimi problemi affrontati è quello della resurrezione della carne. Qui, come altrove, l'Aquinate espone con molta chiarezza gli argomenti che son stati addotti contro la posizione ortodossa. Uno di questi offre, a prima vista, gravi difficoltà. Che cosa accadrà, chiede il santo, d'un uomo che in tutta la sua vita non mangiò mai altro che carne umana, e i cui genitori fecero altrettanto? Sembrerebbe ingiusto che le sue vittime vengano private dei loro corpi alla consumazione dei giorni in conseguenza della sua avidità; e se non è così, cosa resterà per ricostruire il corpo dell'antropofago? Sono felice di dire che questa difficoltà, che potrebbe a prima vista sembrare insuperabile, è trionfalmente scavalcata. San Tommaso precisa che l'identità del corpo non dipende dalla persistenza delle medesime particelle di materia; durante la vita, con i processi del mangiare e del digerire, la materia che costituisce il corpo sottostà a un perpetuo mutamento. Il cannibale può quindi ricevere lo stesso corpo all'atto della resurrezione, anche se questo non sarà composto della stessa materia di cui era costituito al momento della morte. Con questo confortante pensiero, possiamo terminare il nostro riassunto della Summa contra Gentiles.
B. Russell, Storia della Filosofia Occidentale,
TEA S.p.A., Milano 2011, p. 444
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