Cercando nel labirinto degli specchi

Monday, 7 April 2014

Il folle è l'inverso del morto

Lo spettrale come riflesso della disarmonia interiore può diventare esteticamente bello appunto perché suscita, come dice giustamente Lessing, orrore e tuttavia compassione. In quanto connesso all'idea della morte, della corruzione, della colpa, del male, suscita in noi orrore, è repellente; ma in quanto legato agli interessi etici e in quanto rappresenta la dignità della giustizia che continua a reclamare i suoi diritti anche dopo la morte, viene liberato nello stesso tempo dal brutto, come mostra in modo incomparabile la figura umbratile del Commendatore nel Don Giovanni di Mozart. Indiscutibilmente la follia ha in sé, nel suo vaneggiare, qualcosa di spettrale. All'inverso del morto, il folle è estraniato in un'idea. Cioè lo spettro torna dall'aldilà all'aldiqua, compiendo l'enorme balzo dall'uno all'altro regno, mentre il pazzo vive ancora ma la sua follia lo sottrae alla realtà, è patologicamente morto agli interessi vitali della realtà positiva. L'incommensurabile grandezza di Shakespeare, che ha scrutato a fondo il cuore umano in tutte le sue altezze ed abissi, ci fornisce anche qui gli esempi più puntuali. La sua Lady Macbeth, che di notte s'alza dal letto e sonnambula vuole lavar via dalla piccola mano le macchie di sangue, è un'apparizione vicinissima allo spettrale, che ci fa raggelare il sangue nelle vene. Coscienza della colpa, sonnambulismo, iniziale disfacimento dello spirito si mescolano qui in un effetto di immensa potenza.

K. Rosenkranz, Estetica del Brutto, Aesthetica edizioni, Palermo 1994, pp. 262-263

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