Era stato bello, incontrarlo, una volta uscita dalla clinica.
Seduto sul muretto dall'altra parte della strada, fumava distratto, lasciandosi cadere addosso la cenere - la cravatta annodata a caso e troppo lunga, gli occhiali dalle lenti rotte, la camicia bianca spiegazzata e troppo larga, stracciata lungo l'avambraccio, a mostrare la sua pelle color gesso, annerita qua e là dalle cisate.
Orfe sorrise non appena lo vide, e accarezzandosi nervosamente i polsi gli trotterellò incontro.
Poi, fu tutto come in una fiaba.
Lui s'inchinò davanti a lei, con la cicca ancora tra le labbra, le baciò la mano, e i suoi polpastrelli toccarono per un attimo le bende. Le aprì la portiera dell'auto che stava loro davanti, poi scivolò dall'altra parte, salì accanto a lei, e accese il motore.
L'ospedale si fece via via sempre più lontano, nello specchietto - nessuno dei due parlava, c'era solo la musica, tra loro, alla radio.
Orfe non l'aveva mai visto guidare. Era bravo.
Il tepore dell'ultimo pomeriggio d'estate la cullava, e come dopo mille anni di inferno Orfe si sentiva riposare. Le bende le cingevano dolcemente i polsi, il suo corpo era stanco, il suo cuore dormiva.
Orfe socchiuse gli occhi, e lasciò lui guidare.
Sono felice che tu non ti sia uccisa, disse lui, finalmente.
Orfe sorrise, e senza riaprire gli occhi rispose.
Anch'io, disse, e continuò nella sua pace.
Mentre Orfe dormiva, per la prima volta da sempre, il suo principe schiacciò sempre più forte l'acceleratore, girò tutto a sinistra il volante, e sorrise.
L'auto, senza ostacoli, come se fosse stato tutto già deciso, abbandonò la strada, e senza ostacoli cadde, trascinandoli in mare.
Morivano insieme, il principe e Orfe, la prima volta in cui erano entrambi felici.
Allora, fu tutto come in una fiaba.
Fin
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