Cercando nel labirinto degli specchi

Friday, 24 May 2013

Sentimental seppuku


Allora, cos'è successo? le chiede Rachel, guardandola coi suoi grandi occhi verdi, colmi di comprensione.
Berlin abbassa i suoi, invece - piccoli e marroni, senza particolari attrattive.
Di fronte a Rachel si sente sempre piccola e brutta - figuriamoci dopo tre ore di camminata senza meta sotto la pioggia, arricchite dalla caduta in una pozzanghera, e l'aggressione di un predicatore di strada.
Sta per alzare le spalle, ma si trattiene. Rachel merita rispetto.
Ne vuoi parlare? chiede lei, dopo un po'.
Berlin rimane zitta, e quando finalmente trova il coraggio di rispondere, la voce le esce flebile e incrinata. Come grattare una lavagna con le unghie appena curate.
C'è... poco da dire, borbotta, e subito se ne pente. Che risposta scortese.
Rachel le sorride, e il suo sorriso è così rassicurante... Berlin capisce perché tutti gli uomini della città vogliano sposarla - è la versione sexy e grintosa della ragazza d'oro della porta accanto.
Un rigurgito di autocommiserazione risale la gola del gattino spelacchiato, mentre la macchina accosta lentamente, con garbo, proprio davanti al palazzo in cui Rachel abita. Con Dent, non manca di ricordare a Berlin il suo tarlo parlante.
Mentre salgono in ascensore, circondata da ogni parte da specchi impietosi, Berlin inizia a non sentire più niente. Finalmente.
Rachel la prende per mano, e senza parlare la conduce al suo fianco fino alla porta dell'appartamento.
Ti va una cioccolata, o qualcos'altro di caldo? le chiede, piano, mentre richiude la porta a doppia mandata. Ci sono più serrature lì che ad Arkham, non può evitare di notare Berlin.
Bé, comprensibile, dopo che un clown pazzo ha incendiato te e il tuo fidanzato.
La pioggia continua a cadere, ticchettando sulle gigantesche vetrate del salotto in cui Rachel la fa accomodare. Solo allora, dopo due minuti buoni da quando lei gliel'ha chiesto, Berlin si ricorda di accettare la cioccolata.
Bianca, vero? Se vuoi ti aggiungo gli Smarties, o la granella di nocciola.
E Berlin si sente il cuore liquefare. Maledetto Harvey Dent, pensa il tarlo nella sua testa. Esiste un uomo che sia più fortunato di te?
Grazie... ma non ti preoccupare... davvero... bianca e basta andrà be... balbetta, arrossendo di fronte a tante premure.
Non ci provare cara! esclama Rachel, interrompendola con un sorriso di sfida. Materna anche mentre ti prende in giro, pensa Berlin, che ormai si è arresa al gigantesco senso d'inferiorità nei suoi confronti. Non c'è gara.
Vada per Smarties E granella allora, conclude Rachel, allegra e determinata, scomparendo in cucina - una cucina grande come tutto l'appartamento dell'altra. La morte interiore di Berlin non l'ha ancora contagiata. Strano.
Oddio scusami!! si sente urlare dopo un po' dall'altra stanza. Prima che Berlin possa scuotersi dal suo depresso torpore,  Rachel è di nuovo davanti a lei, con una presina e la tazza di Batman in mano.
Scusami, sono davvero svampita! Come ho fatto a non pensarci? Vieni con me, tu ti devi assolutamente cambiare! e la afferra per un polso, trascinandosela dietro.
Ma no, dai... non ti preoccupare... mormora Berlin, che ormai non riesce più a dire altro.
Rachel la porta dentro uno sgabuzzino - una sala da stiro, stipata di pile di camice linde e inamidate.
Scusami, mi sa che qui... Rachel si guarda intorno, senza posare un attimo lo sguardo. Non ci sono... è che non ho avuto tempo di stirare anche le mie cose, sai, col processo dell'altro giorno Harvey doveva... Ah! Ecco, questa sì, ti potrebbe andare. Sfila una camicia dalla pila alle spalle di Berlin, che nell'atto è colpita al petto da Rachel - dal suo seno. E, per fortuna, non ha forza di sentirsi male per quanto le sue tette siano sode e grosse.
Gra... grazie, le dice, e finalmente sorride - quando il piacevole shock di quel contatto è svanito. Poi guarda la camicia.
Da uomo, ma... bianca e nera! Dovrebbe piacerti... no? chiede Rachel, sorridendo soddisfatta.
Berlin annuisce, senza staccare gli occhi dalla camicia, che è appena diventata incandescente, tra le sue mani.
Bellissima... mormora, tra sè e sè. Ed è di Dent.
Bé, ti lascio in pace cambiarti ora! Aspetta, vieni in bagno... vuoi farti una doccia? Asciugarti i capelli? continua a chiederle la ragazza perfetta. E con le mani di Rachel che le sfiorano i capelli, per sentire quanto sono umidi ancora, Berlin trova finalmente la forza di guardarla in faccia, e sorride.
Non ti preoccupare, qui andrà be...
Ritrovandosi in un lampo nel bagno. Marmo bianco, pareti bianche, con accessori, lavandino e decorazioni d'oro. Il cavaliere bianco colpisce ancora, pensa, senza riuscire a smettere di sorridere.
Si guarda allo specchio, ed è il suo viso ora a prendere fuoco. Capelli arruffati, occhi rossi dal pianto, senza trucco, e con una spettacolare camicia di Harvey Dent da indossare.
Si spoglia piano, osservando il bagno dal riflesso dello specchio, cercando di non pensare a lui. Nella vasca. O nella doccia. Sì, li hanno entrambi - per darsi una lavata veloci, e per potersi rilassare. E guardando la doccia, Berlin inizia a pensare a qualcos'altro... Stare sotto il getto e farsi...
Oh! Ciao! Scusami... Rachel non mi aveva detto che... Ciao.
Dent è appena apparso in quel riflesso, alla porta, dietro di lei. E imbarazzatissimo si è precipitato via.
Berlin dubita che sia successo davvero, e continua a spogliarsi, per potersi cambiare. Lancia un'occhiata al reggiseno che indossa, per controllare come le sta.
Nero, a balconcino, coi bordini bianchi e i bottoni - effetto colletto delle conigliette di Playboy. Sotto la camicia nera ad ampie righe bianche di Dent, che le arriva poco più in basso del pube, dovrebbe starle bene.
Tiene comunque la gonna, anche se ormai è un bel po' spiegazzata, e dopo essersi sciacquata il viso esce.
Vieni davanti al fuoco, le urla dolcemente Rachel. La sua voce viene dal salotto. La stanza con le enormi vetrate.
Berlin ubbidisce, e si lascia guidare. Rachel la aspetta davanti al caminetto, ancora spento, con la tazza di cioccolata fumante in mano. Ecco a te, cara, le dice porgendogliela, con la voce calda e rassicurante di una mamma.
Ti chiedo scusa, se ti abbandono così, ma mi hanno appena chiamato dall'ufficio... Stupidaggini burocratiche che a quanto pare non si risolvono, senza di me. E rotea gli occhi. Come se stesse cercando di provarle che anche lei è una ragazza pigra che preferirebbe rintarsi a casa tutto il giorno, piuttosto che lavorare. Non ci casco, Rachel, tu sei la donna perfetta, penserebbe disincantata Berlin, se non fosse così stordita dal profumo della cioccolata... e della camicia. Appena stirata, e...
Però è arrivato Harvey, si prenderà cura lui di te! A te va bene? Non permettergli di cucinare o ti avvelenerà, ma per il resto...
Berlin ormai l'ha capito - è solo un sogno. Annuisce, e la abbraccia forte (dopo aver posato la tazza, per non ustionarla). Grazie di tutto... Mi dispiace di averti disturbata. Mi rivesto e scendo con te, ok? Poi torno in taxi, non ti...
Non ti muovere. Harvey! strilla Rachel, per tutta risposta.
? fa lui, apparendo di nuovo, dal corridoio. Berlin tiene lo sguardo nella sua direzione, ma non osa guardarlo.
Tieni al caldo e al sicuro questa donzella, e non farla uscire, per nessun motivo, finché non sarà del tutto asciutta e riposata! Intesi?
Dent non tradisce emozione. Né fastidio - il fastidio che evidentemente deve provare ad avere Berlin lì, e doversene occupare.
Certo, Rachel.
Rachel sorride trionfante, dà un bacio sulla guancia a Berlin, e ingiungendole di accendere e regolare il fuoco come vuole, trotterella in corridoio, e scompare.
Buona serata Harvey, gli dice solo, guardandolo in faccia di sfuggita, troppo impegnata a digitare qualcosa al cellulare.
Anche a te... Non lavorare troppo, risponde lui, e resta incerto sulla porta tra corridoio e salotto, senza entrare.


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