(WARNING! RAPE & VIOLENCE & PERVERT'S STUFF.
attenzione. si parla chiaramente di stupro, in una chiesa, e la verginità violata non è quella canonica. non intendo offendere nessuno. il presente brano non è composto con finalità anticlericali, è semplicemente un frammento di violenza casuale in un mondo casualmente violento.
Rispetto ogni fede e ogni culto, e credo fermamente che l'unica espressione carnale dell'amore possibile sia quella tra persone consciamente consenzienti.
se non volete saperne, non leggete. se no, non prendetevela con me. come saprete, esiste la libertà di espressione e il principio dell'Art for Art's sake, e questo è il mio blog.)
Rispetto ogni fede e ogni culto, e credo fermamente che l'unica espressione carnale dell'amore possibile sia quella tra persone consciamente consenzienti.
se non volete saperne, non leggete. se no, non prendetevela con me. come saprete, esiste la libertà di espressione e il principio dell'Art for Art's sake, e questo è il mio blog.)
È un attimo, e appare dietro di me. Non faccio neanche tempo a realizzare che gli occhi verdi veleno in cui mi sto specchiando sono quelli di un fantasma, che lui già si è dissolto, e mi cattura, in ostaggio.
Per la sorpresa mi scappa un grido, ma è presto soffocato.
Andate, strillo a quegli altri, che ci guardano agguerriti. Tocca a me ora, ribadisco, con la voce fredda di chi non ammette repliche. Anche loro sanno che è vero, che non c'è altra soluzione. Quindi, alla fine, devono ubbidirmi.
E poi, non voglio che vedano cosa mi succederà.
Torniamo a noi, dice lui, quando le porte finalmente si chiudono.
Una frazione di secondo, di nuovo, e mi fa cadere. Finisco incaprettata tra le candele, sull'altare. E capisco.
Guardo quelle persone davanti a noi, sedute sulle panchine - alcuni inginocchiati, altri riversi sulle Bibbie impilate, e mi sento sollevata che siano tutte morte. L'odore di incenso mi penetra nelle narici, mischiandosi al fetore del sangue e dei cadaveri. Un raggio della luce dell'alba trafigge rovente un angelo della vetrata, a cui la nostra scossa non ha distrutto del tutto la testa. Il riverbero celeste si spande sul pavimento di marmo, su cui è colato l'ultimo riflesso di qualcuna delle vittime.
Lui si schiarisce la voce, si scrocchia le dita, mi immobilizza, e mi apre.
Il dolore che mi dà è inequivocabile, e gli piace. Non ha sbagliato. L'ha fatto. Mi ha del tutto violato.
Vedo - o meglio, non vedo, e davanti agli occhi serrati tutto si fa rosso cupo. Sto per svenire, ma lui, per tenermi sveglia, mi bacia. Le sue labbra umide mi sbavano sul collo, e la cosa peggiore è il sollievo che mi dà il frescore della sua saliva.
Allora? chiede. Ma non so cosa chieda.
Finalmente... ti ho trovato qualcosa di vergine, sibila, e mi lecca. La sua lingua mi passa lungo le vertebre del collo. Rabbrividisco, e non riesco a perdere i sensi.
Vuole che io rimanga cosciente.
Per mortificarmi meglio.
Si fa strada dentro di me, sempre più forte. Stringo il bordo della tovaglia finemente ricamata che fino a poco fa velava l'altare e ora si spiegazza sotto la stretta convulsa delle mie dita, come un bambino spaventato farebbe con la sua copertina. Lui non parla, e gode nell'umiliarmi.
Ricordo un vecchio bacio, per cui ora non c'è più spazio - quello sulla neve, appena prima che lui crollasse. Adesso c'è solo odio, per questo mi sta stuprando.
La cosa peggiore - quella peggiore davvero - è che lo sta facendo per insegnarmi la sua lezione. La sua preziosa lezione di male e morte. Come io gli avevo chiesto.
Sento la stretta della sua mano bruciarmi sul polso, sulla croce tatuata. Con l'altra mano non mi palpa, non mi accarezza - mi spinge la schiena verso il basso, premendo tra le scapole, schiacciandomi a faccia in giù sull'altare. Nella pelle mi si è conficcato qualcosa, sembrano tante piccole perle, legate assieme, e...
È un rosario.
Il crocifisso luccica davanti a me, ma presto lui se ne accorge, e mi dà un'energica spinta, che mi appanna ancora la vista, e mi porta tutto il corpo in avanti. Le mie labbra travolgono il ciondolo, e l'uomo si piega su di me, senza lasciare la presa. Le sue dita si aggrovigliano ai miei capelli - così farà più male. Poi mi alza piano la testa, e continuando a scorrere dentro di me strattona le ciocche che è riuscito ad afferrare, e mi sbatte il viso contro l'altare, di nuovo. La mia faccia investe il crocifisso di ferro, di cui ora sento in bocca il sapore. Credo di essermi tagliata il labbro, come minimo, ma è l'ultima cosa di cui mi debba preoccupare.
Una lacrima, arenatasi all'angolo dell'occhio quando prima mi ha aperta, si getta finalmente lungo la mia guancia, e cade sulla tovaglia d'altare.
Lui se ne accorge e ride, deliziato, lasciandomi i capelli per scivolare con la mano lungo il collo - sento le sue unghie premere, ma non graffiare... Poi scende lungo la clavicola, e si adagia tra i miei seni. Gioca con i grani del rosario, mentre col palmo resta immobile all'altezza del mio cuore. Le spinte rallentano, riducono la loro intensità, e il mio corpo smette piano piano di tremare. È ancora dentro di me, ma comincia a farmi meno male.
Respiro di nuovo, piano, per non farmi sentire.
Respiro di nuovo, piano, per non farmi sentire.
Poi però dà un nuovo colpo di bacino, a sorpresa, così forte da farmi gridare, e stringendomi il seno con entrambe le mani mi sbatte ancora e ancora e ancora - la faccia mi si schiaccia ripetutamente contro il crocifisso di ferro, e i bracci della croce mi pungono le labbra, il naso, le guance, ovunque lui voglia farmi atterrare.
Non ce la faccio più e grido, continuo a gridare, odiando lui e i miei compari al sicuro e tutti quei morti che sono corsa lì a salvare, e le mie urla e le sue risa rimbombano per tutte le navate, echeggiano fino a fuori, là, oltre le vetrate rotte, dove stanno gli altri, a cui ho stupidamente detto di non entrare.
Il bastardo continua a montarmi e a ridere e a affondarmi le unghie nella pelle del seno, nelle cosce, fino a quando la sua risata non si interrompe un attimo, e l'orrore congela il mio pianto.
Si scrolla fino all'ultima goccia, poi, finalmente, esce. Mi schiaffeggia la coscia, soddisfatto.
E mi chiede:
Allora, piccola? Dov'era il tuo Dio, fino ad adesso?
No comments:
Post a Comment