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C’era
una volta una bella bambina, che una strega cattiva aveva fatto addormentare.
Viveva,
cioè dormiva, da un’eternità in una bara, uno scrigno di cristallo fatto su
misura per lei.
Dormiva,
cioè esisteva, nella sua bella campana di vetro, nel bosco – cioè in una
foresta fatta di rami contorti e brutti sogni intrecciati, in cui la luce del
sole non passava mai.
Solo la luna filtrava ogni tanto tra gli alberi, puntando
il suo bianco fascio sulla splendida bara della bambolina di neve.
La
chiamavano così – o meglio, così l’avevano
chiamata un tempo, quando ancora era viva… o meglio, quando ancora era sveglia – perché sembrava fatta proprio
di porcellana esangue, come se, quando era nata, fosse già stata morta,
davvero.
Se
stava là, cioè sognava, da anni e anni, un infinito di lune, accompagnata nei
suoi viaggi immoti solo dalla sua bellezza pura e senza colori, dal profumo dei
suoi lucenti capelli neri, e dallo sguardo insonne del cielo.
Dormiva
e sognava da quando la regina l’aveva deciso, e con una mela aveva sostituto il
proprio cuore spezzato – spezzato da lei, dalla bambolina di neve, che coi suoi
lucenti capelli corvini, e la sua pelle di porcellana esangue, col solo suo
nascere aveva ucciso la regina, dentro.
❅
E
nei suoi sogni la bambolina viveva, cantava, con le sua labbra rosse del sangue
che più in lei non scorreva, e si circondava di sette amici e di pace.
In quei
suoi sogni la bambolina viveva, cresceva, e amava
– amava quello stesso principe che accanto alla sua bara vegliava, forse.
...
Forse
proprio quel principe che caduto sotto il candore della luna dolcemente si
dissanguava, con nel cuore una scheggia della bara che da sempre custodiva il
cuore della bianca bambolina, ella amava.
Il
principe aveva vagato per tutta la sua vita in quella foresta tetra, senza
arrendersi mai, alla ricerca di lei – e quando l’aveva raggiunta, era morto. A
un soffio dal donarle il bacio che l’avrebbe riportata alla vita.
O almeno questo era ciò che lei sognava.
In
ogni caso, il suo principe era morto, proprio alla distanza di un bacio da lei,
che dormiva, e non poteva saperlo.
O
forse era tutto solo un fungo, e l’amore il frutto della sua inaccorta ingestione.
<...3
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