Cercando nel labirinto degli specchi
Sunday, 10 February 2013
XoX
Oh, sì, diglielo... racconta alla tua bella ciò che hai confessato a me, poco fa, caro...
La canna della pistola premette sulla sua gola.
Oppure la nostra pupa qui farà...
Sì, ti prego, fa Berlin, imperativa. Si volta e non si sa come, riesce a non farsi sparare. Gira di 180° e si ritrova faccia a faccia con J, la pistola contro il mento. La alza con due dita, e guarda J con implorante aria di sfida.
Sì, ti prego, ripete. Fammi saltare le cervella, o piazzami un po' di ferro in corpo, o usa la mia faccia per fare i botti di Capodanno. Come vuoi tu. Ma ti prego, uccidimi.
Spinge la canna ancora più in alto, fino ad averla all'altezza delle labbra.
Voglio sanguinare sotto i tuoi occhi. Non voglio più piangere... fammi fuori, J. Sai che lo vuoi, ti farà piacere... per un attimo.
Lui resta a fissarla, interdetto. Ogni tanto lancia un'occhiata agli altri due, per controllare che non scappino.
Bambolina, sei davvero...
Berlin strizza gli occhi, pronta al colpo.
...una pervertita, piccola. Un po' fetish, ma pur sempre... insaziabile, borbotta lui, ridacchiando.
Allora lei lo colpisce in pancia, con una manata gli fa volare via la pistola, e inizia a picchiarlo senza lasciargli il tempo di accorgersene. Un pugno dopo l'altro, e poi, quando J è finalmente a terra, continua coi calci, affondando il piede di punta nella carne molle del ventre, lungo i fianchi, sulle gambe e le braccia, evitando solo l'inguine e le mani. Gli sputa in faccia e poi gli schiaccia il naso sotto la suola, mentre il tacco dello stivale si adagia sulle sue labbra con la grazia di un elefante steso dal sonnifero. Lo sente emettere un verso soffocato, e ricomincia a colpirlo al petto, senza fermarsi. Le costole scricchiolano al suo passaggio, o forse è solo una impressione sua.
Berlin, non... azzarda una voce, dietro di lei.
E questo non fa che peggiorare le cose. Con gli occhi bendati dall'odio e dall'amore Berlin si getta sopra di lui, e afferrandolo per il colletto della camicia intrisa di sangue avvicina a sé la sua faccia tumefatta. Gli occhi di lui sono troppo pesti perché riesca a vederla, ma Berlin sa che quel bastardo biancastro è ancora lì con lei, cosciente e dolorante.
Hai ucciso Orfe.
(Orfe? rantola lui, e insieme a quel nome dalla sua bocca esce un fiotto di saliva purpurea)
Dovresti morire tu. Ma non sta a me decidere... per fortuna. Gli stringe le mani al collo, e preme forte, ma non abbastanza, contro il pomo d'Adamo. Se osi farmi innamorare di nuovo di te... ti uccido, brutto figlio di puttana.
Con le unghie affonda nella sua pelle tesa, e lasciandogli un lungo graffio tra la clavicola e la mandibola lo bacia in bocca, a lungo, fino a quando non respira più. Poi si rialza piano, con le labbra insanguinate e la bocca arrossata del suo trucco, e ridendo tracolla, chiudendo senza fiato gli occhi, lucidi per le lacrime appena seccate.
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