Cercando nel labirinto degli specchi

Friday, 8 February 2013

Piacere e piaghe


Fuori dalla finestra, le gocce di pioggia venivano giù come spilli.
Curioso, disse fra sé e sé il dottore, come tu rifiuti agli altri di entrare nel tuo corpo... mentre concedi a chiunque il pieno accesso alla tua coscienza.
Lei staccò gli occhi dal angosciato tragitto delle gocce sul vetro, e si voltò verso di lui.
L'ago entrò e il dottore lo spinse fino in fondo, facendolo quasi scomparire dentro di lei.
La ragazza si morse il labbro, trattenendo un sospiro.
E chi dice che lo permetto a chiunque? chiese, con una voce morbida, che grattava un po', come una puntina su un vecchio disco.
Il dottore premette lo stantuffo della siringa.
L'hai permesso a me, le fece notare, senza una particolare inflessione nel tono.
Lei ebbe un fremito, e il liquido d'oro cristallino le si riversò dentro, per sciogliere i grumi della sua psiche non filtrata.
E chi dice che lei è "chiunque"? ribatté, cercando di incrociare il suo sguardo.
Il siero fluì in lei fino all'ultima goccia.
Lui le sfilò delicatamente l'ago dal braccio, quasi senza che lei se ne accorgesse - lo sentì solo nell'attimo in cui la punta dell'ago abbandonò la sua pelle, e si morse il labbro di nuovo. Ogni volta era un triste addio.
Il dottore non rispondeva. Ma lei riuscì comunque a intravedere l'azzurro iridescente, elettrico dei suoi occhi, poco prima che lui si raddrizzasse sulla sedia, e gli occhiali tornassero a oscurargli completamente lo sguardo.
Tutte le volte che succedeva, lei si sentiva scarnificare. Restava nuda davanti a lui, spogliata fino allo spirito, e totalmente chiara, per lui. Sapeva che il dottore riusciva a leggerla, in ogni sua parte.
Il siero stava per fare effetto, lei lo sapeva - e sapere che le mancavano ancora pochi minuti di razionalità costretta dal Super Ego la mandava su di giri, sempre. Aveva una scarica di adrenalina solo a pensare alla frazione di secondo in cui la sua coscienza si sarebbe interrotta, spenta come dietro il comando di un interruttore neutrale.
Afferrò il braccio del dottore, come faceva ogni volta - ma questa volta riuscì ad attirarlo a sé, e lo baciò, sulle labbra. Lui non si oppose, e con il ticchettio dell'orologio da scacchi che le tuonava nelle orecchie e si sostituiva al suo battito cardiaco, la ragazza gli salì in grembo. 
Lei non voleva trattenersi, e lui non la combatteva - lei ne aveva bisogno, era chiaro a tutti e due. 
Gli abbassò la lampo, si scostò le mutandine, e il resto accadde da sé. 
Il dottore tenne gli occhiali, per tutto il tempo. 

Adoro le sveltine, pensò la ragazza, lasciandosi cadere sul lettino, con la gonna ancora alzata.
Fu il suo ultimo pensiero, e quello che seguì fu percezione pura.
Presto vide il volto del dottore ricoprirsi di pustole, che si espandevano avide, pronte a scoppiare. Come un grappolo di bolle purulente, le escrescenze si facevano grandi e rosse, per poi squarciarsi in un'esplosione umida, che lasciava al loro posto il cratere della piaga - tante bocche che urlavano l'orrore del loro ospite.
Anche le mani, il collo, gli avambracci, ogni minima porzione di pelle libera veniva presto invasa dalle pustole, sotto gli occhi della ragazza, che ammirava come uno spettacolo il suo incubo peggiore - proprio perché non poteva capitare a lei. 
Le piaghe ricoprivano l'intero corpo del dottore, che con gli occhi cerulei che lacrimavano sangue e pus giallastro la studiava impassibile, scribacchiando appunti illeggibili sul suo bloc-notes, sorridendole col solito cortese distacco.


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