Cercando nel labirinto degli specchi
Tuesday, 29 January 2013
Guarda cosa ci ha portato il matto
La solitudine in cui precipitò in quel momento quasi la uccise.
Ancora una volta, ma questa volta ancora di più, non c'era nulla da fare.
Sospeso il pensiero, ricominciò a camminare. Non sapeva dove, non sapeva fino a quando.
Continuò semplicemente a mettere un piede davanti all'altro, un passo alla volta, senza mai guardarsi attorno, come su un lungo filo di ragnatela, invisibile.
Il percorso era tracciato. Non era il percorso per lei, non era un viaggio che avrebbe dovuto fare, ma Berlin avanzò, perché non c'era nulla per cui dovesse rimanere indietro.
La pioggia cadeva fitta e rumorosa, investendo il traffico delle cinque, lo smog delle auto e i residui della neve che si decomponevano negli angoli.
La pioggia cadeva fitta e pesante addosso a Berlin, che non se ne accorgeva, se no sarebbe stata felice.
Qualche clacson le urlò contro, qualcuno sgommò per evitarla, un barbone la colpì in fronte con una lattina di birra calda, e poi corse a riprenderla.
Berlin sentiva l'odore impastato e umido del sangue, dei tubi di scarico e dell'alluminio, e lasciava piovere davanti ai propri occhi una nebbiolina lieve, gentile, color amarena. A volte serrava le palpebre, con violenza, solo per tenere gli occhi chiusi per un po', e scoprire quali colori disperati e quali forme al neon si sarebbero affollate davanti a lei. Non piangeva.
Camminò per ore e ore, senza necessità, reazioni o scadenze, fino a quando non esaurì l'asfalto della periferia, e si ritrovò come una bolla d'ossigeno iniettata in una delle vene principali di Gotham City.
Non se ne rese neppure conto - non realizzò proprio nulla, fino a quando qualcosa non le si posò su una spalla, e strinse. Berlin lasciò che la cosa le facesse il suo qualcosa, senza capire se questo le stesse facendo del bene, o del male.
Alzò gli occhi dal selciato, e fu solo quando le sue pupille furono travolte dai raggi salvifici dell'insegna di uno strip-club, che vide Rachel, con una mano appoggiata sulla sua spalla e l'altra che stringeva un cellulare di ultima generazione, sorriderle, preoccupata.
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