Cercando nel labirinto degli specchi
Friday, 18 January 2013
Greenette
Ma... che cosa mai avrà fatto sporcare... di lacrime... questo dolce visino?
Lei si asciuga gli occhi con la manica, cerca di ricomporsi, e vergognandosi un po' - ha di sicuro il naso bagnato, o almeno la sua tipica faccia sbattuta da crollo nervoso - si rialza, prendendo la mano dello sconosciuto come sostegno.
Ha orrore del contatto fisico, ma non vuole che lui, che si è dimostrato così gentile, si offenda.
Si laverà le mani più tardi, appena riuscirà a trovare il bagno in quello stramaledetto club.
Ah, niente... risponde, con la voce ancora un po' troppo rotta, scuotendo la testa e dubitando di essere credibile. Semplicemente, io odio queste... la gente, conclude, perché non vuole aprirsi, fare la lamentosa con un passante che non vedrà mai più, ma soprattutto perché in effetti la odia davvero, la gente.
Proprio per una serie di infinite, piccole, fastidiose esperienze che sommate insieme formano il Golem della sua antropoginia. O la torre di Babele - ecco, una chilometrica Torre fatta dei mattoncini Lego del bullismo e delle prese in giro altrui.
Mattoncini... verdi - verde acido. Perché è il suo colore preferito.
Lo sconosciuto sembra colpito.
Ahi, ecco l'ennesima pessima figura del giorno, pensa lei, rassegnata.
Ma è stata una lunga, lunga giornata, e la sera è appena cominciata, e si preannuncia ancor più dura.
Quindi cerca di non crucciarsi troppo, per il giudizio di un signore che non ha mai visto prima e che di certo non la conoscerà mai meglio, e si riassesta un po'.
Il suo vestito è ancora in buone condizioni, un po' spiegazzato, ma sempre offuscantemente bello.
Berlin scaccia le briciole di sigaretta che le sono piovute addosso, e si sente un po' meglio.
Presto ti sentirai meglio, allora, vedrai.
L'uomo si china e le raccoglie il guanto di pizzo bianco.
La serata... sta per cominciare. Davvero un bel verde... ottima scelta, aggiunge poi.
Lei cerca di intercettare il suo sguardo, per ringraziare e dimostrargli che è sincera, ma il volto di lui è troppo in ombra, e il neon dell'insegna gli sfiora appena il mento, e la bocca. Riesce solo a vedere che è molto, molto pallido.
Wow, pensa Berlin. Credeva di essere la principessa più cadaverica, a quel ballo.
Graz... comincia, ma si interrompe subito, imbarazzata.
Lo sconosciuto le fa un breve inchino, e entra.
Anche lui nel locale dove si terrà la festa, nota Berlin. Maledizione.
A quanto pare, è proprio destino che ci vada, pensa, stanca solo all'idea di incrociare di nuovo uno sconosciuto davanti a cui ha pianto senza pudore, come una bambina arrabbiata.
Poi si ricorda che non potrà mai e poi mai riconoscerlo.
Perché non l'ha visto in faccia.
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