Tra le schegge rifiorisce un'ombra, si ingrossa e prende forma sotto i lievi raggi della luna.
Un giglio color avorio dai petali striati di sangue, un incubo di cristallo...
Punta i suoi occhi vacui, cerchiati di nero, e mi saluta.
Tu sei... mormoro, ma la voce mi si spegne in gola.
Io so e lui lo sa, che io so chi lui è.
Mi avvicino e mi chino su di lui, che è incastrato tra i vetri, in briciole tra le briciole di un vecchio specchio d'Art Nouveau.
Tu sei... ripeto, ed esito.
Il buon vecchio Florian, completa lui, e ricade tra i cocci che schizzano nell'aria.
Uno volta più in alto degli altri, e mi accarezza la mano.
Quando smetto di osservare il vecchio Florian scomparso, sento che la sua voce si tronca, in un momento.
Sei bella, ha detto, senza emozione, l'attimo prima di spegnersi.
Apro la mano e vedo nel mio palmo una goccia rossa.
La lecco, per disinfettare - ma non è sangue, è fragola... sciroppo per la tosse.
Forse ora dovrei smettere di berlo.
Forse ora dovrei smettere di berlo.
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