Cercando nel labirinto degli specchi

Wednesday, 12 December 2012

Orphe


E poi, alla fine, la vedo.
Sorge come la luna, attraversa il cielo oscuro in quella stanza, e tra le nuvole d'incenso senza parole se ne va. Ma il segno che lascia dentro di me, quello rimarrà per sempre. 
I riccioli neri d'inchiostro, che le incorniciano inanellati il volto ovale e perfetto... sul cui candore d'avorio irradiano la loro luce inquietante occhi da gatto, di un verde tossico, radioattivo.
Sul polso intravedo due simboli, perfettamente tracciati dall'ago di un grande artista. Hanno un che di liberty, un contorno di linee sinuose che le serpeggiano sulla pelle - un piccolo cuore, color san Patrizio in acido, legato da un laccio, o una catena, o solo accostato... a un altrettanto piccolo teschio, bordeaux rappreso, con le tibie incrociate, dietro, di quelli che sorridenti simboleggiano il veleno.
Faccio appena a vederla in viso, che subito scompare, e cala davanti a me la carta.
La tredicesima.
Il sorriso della fanciulla dalle labbra di viola aleggia ancora nella stanza, la illumina di una strana clorescenza, mentre sfioro con le dita l'arcano che il fato ci ha destinato.
La ragazza è scomparsa, forse non c'è neppure mai stata, ma so che ormai si è impressa a fuoco nella mia testa, insieme a quella carta, e non voglio che venga cancellata.
La lascio scivolare nella tasca interna della giacca, e faccio per andarmene.
L'uomo davanti a me annuisce placido, e con un ampio gesto della mano mi indica un'uscita, invisibile, una tra le tante pieghe della tenda di velluto che ci circonda. 
Procedo a caso, nella direzione che la sua mano ha indicato, e l'incenso dalle narici mi riempie la testa, schiacciando con le sue volute e soffocando ogni pensiero. 
Ha lasciato che prendessi l'arcano. Perché quello era veramente mio.
Il mio.
La Morte.
E lei è quella carta.
Segno di trauma, rinascita, e liberazione.


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