Cercando nel labirinto degli specchi
Wednesday, 26 December 2012
Let it glow
Mi ha detto l'unica battuta che non posso sentirmi dire.
Vola attraverso gli anelli di fumo, come una fata al circo. Le volute l'avvolgono, si fanno sempre più strette attorno a lei... fino a imprigionarla del tutto, stringendosi al suo corpo come ferri arroventati... penetrano nella sua carne, scottano, la ustionano... sotto il loro abbraccio bollente, la sua pelle si riempie di mille piccole piaghe, di bolle che scoppiano, facendo piovere giù pezzi di vescica... Poi i cerchi si allentano, e lei precipita giù, in un old-fashioned pieno di ghiaccio e liquido verde. La fatina ci cade senza provocare schizzi, e mentre affonda s'infiamma, e brucia nel drink, annegando.
Ora non so più quale sia la mia parte.
Madeleine. Il nome perfetto per una cameriera francese.
Perfetta con la crestina, l'uniforme bianca e nera, le calze nere appena sopra il ginocchio, e lo spolverino, naturalmente.
Madeleine che ha perso ogni speranza.
Madeleine che a quanto pare è innamorata di me.
Si sveglia con una forte emicrania, come se il suo cervello gli stesse implodendo proprio in quel momento. Per fortuna gli sono arrivati ieri quegli analgesici da Hong Kong, che coincidenza luminosa.
Non deve neppure andare nella dependance per cercarli - si è addormentato direttamente lì, all'alba, qualche ora prima.
Apre la scatolina di biscotti danesi, ora adibita ad armadietto delle medicine, prende la cura miracolosa, e la lascia sciogliere nell'acqua fredda.
Devono essere le otto, o le sette. Deve aver dormito giusto un paio d'ore, il tempo di avere un suggestitivo incubo metaforico. Scola la medicina in un unico sorso, quando la soluzione sta ancora frizzando, e si lascia ricadere sulla sedia, sconsolato.
Quel sogno gli ha lasciato in bocca il sapore amaro di assenzio.
Oh green fairy what you've done to me...
La canzone che era passata per radio la notte prima, quando lui e Madeleine si erano ritirati lì, a fumare.
Suona di nuovo, ma è più lontana, ora. Viene dalla casa, da una delle finestre che Aisling doveva aver dimenticato aperta.
Staranno scopando, è l'unico pensiero che riesce ad attraversare la sua mente, e che lo riempie di indicibile stanchezza.
La fée verte dei Kasabian continua il suo corso, spandendosi ed echeggiando in quel giardino abbandonato, dove un tempo venivano a morire i sogni.
Jordan respira piano l'aria fredda e inquinata del mattino, mentre il sole allunga i suoi raggi fino alle rose bianche, quelle rose che ormai sono fottute.
Madeleine dev'essersene andata, come da copione.
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