Cercando nel labirinto degli specchi

Monday, 3 December 2012

Il suo principe ferito

Berlin entrò nella stanza, e si sentì morire.
Lo vide per com'era davvero. Un mortale. Un uomo. Che ora stava lì, sulla soglia dell'Ade, con metà viso coperto da candide garze sterili.
Ammucchiate su una sedia, in un angolo, quelle che ormai non erano che le ceneri dei suoi abiti.
Lui la vide, e una delle macchine si risvegliò. Il suo segnale acustico attirò i medici, e lei in un attimo fu circondata.
Non volevano lasciarla stare là. Lui doveva riposare.
Berlin non riusciva a parlare, solo a guardarlo, a guardare la totale disperazione nei suoi occhi. La voglia di morire.
Qualcuno l'afferrò per un braccio, le disse che se ne doveva andare, ma lei era come di pietra, congelata da ciò che vedeva. Continuarono a strattonarla, finché non accadde qualcosa, qualcosa che lei non notò... allora la lasciarono stare. La stanza si svuotò, e Berlin poté avanzare.
Camminava piano, come condotta al patibolo.
Senza un motivo valido, si sentiva responsabile.
Guardava il volto distrutto di Dent, e voleva essere punita.
Cercando di non piangere si inginocchiò al suo fianco, toccando il bordo del letto con la fronte china, stringendo un lenzuolo - perché non osava prendere la sua mano.
Vide la moneta sul vassoio, dall'altra parte del letto. Brillava indifferente, in quella luce asettica.
Sapeva che lui soffriva. Più di quanto il suo cuore potesse accettare - perché non voleva medicine. Una parte di lei avrebbe riso della stupidità di quella scelta: antidolorifici, avanti, sempre e comunque!
Ma la totalità di Berlin, in quel momento, era affranta. Caduta a pezzi, sulle macerie di se stessa.
Come era potuto succedere... tutto questo... ad Harvey?
Rachel... rantolò lui, afferrandole la mano. Berlin sentì i cavi di chissà quale apparecchiatura, e non riuscì a guardare.
Con gli occhi bassi rimase, e senza alzarli mai supplicò che gli dessero qualcosa. Qualcuno protestò, forse un'infermiera, o un dottore - ma lei continuò a chiedere, finché non gli misero una flebo.
Berlin non guardò, ma sentì come se quell'ago stesse attraversando la sua, di pelle.
La mano con cui stritolava il lenzuolo era ancora sotto quella di Dent.
R... sussurrò lui, e si fermò, nel nulla.
Berlin riuscì a sollevare lo sguardo, e sentì gli occhi di lui nei suoi. La stretta si fece più forte.
Quel vestito...
Berlin si sentì mancare.
Quell'abito gliel'aveva regalato...
Rachel. una pausa, e poi... Ti prego.
Harvey, ti prego. era quello che avrebbe voluto dire lei. Ma non ce la faceva, e continuò ad ascoltare, restando ben oltre quanto avrebbe potuto sopportare.
Posò la mano su quella di Dent, che a sua volta le stringeva l'altra.
Mi dispiace, disse, con gli occhi pieni di lacrime. Mi dispiace così... tanto.
Non avrebbe mai potuto avere altro da dire.
Anche gli occhi - l'occhio di lui, anzi... perché solo il destro lei poteva vedere. Il sinistro era sotto la garza, e si vedeva appena, circondato da qualche macchia rossastra. - anche l'occhio lui si inumidì. Dent fece per parlare, ma poi non disse niente. Per lei fu quasi un sollievo, finché...
...è finita, vero?
Berlin riabbassò lo sguardo, e deglutendo si fece male. Il groppo che aveva in gola, da quando era entrata in ospedale, era sempre più grande.
Poi tornò a guardarlo, perché glielo doveva.
E io... sono finito. Non tornerà mai più come prima.
Lei strinse la sua mano, forte, e con il terrore di fargli male.
No, ammise, e fu proprio come morire. Le sembrò di condannare un eroe a morte, e desiderò con tutto il cuore di essere lei a pagare, al suo posto.
Dent singhiozzò, per un attimo, e per lei fu decisamente troppo. Si alzò, per scappare - non ce la poteva fare. Ma lui la trattenne.
Si guardarono, di nuovo, entrambi sul punto di parlare... ma nessuno dei due ci riuscì, e il silenzio rimase.
Berlin si sforzava di reggere il suo sguardo, ma il cuore le faceva male, la gola le faceva male, avrebbe voluto esplodere... e liberare Dent.
Lui a un certo punto sorrise - un sorriso dolente, spezzato, ma che timido rimase, per qualche secondo, mentre il suo sguardo rimaneva fisso su di lei.
Davvero bello... il vestito.
Berlin socchiuse gli occhi, aspettando la pallottola. Era come una condannata...
Rachel.
Bang!
...all'esecuzione capitale.
La stretta di lui era così calda, e forte...
Berlin si fece forza, e asciugandosi le lacrime sorrise.
Grazie.
Lui la tirò verso di sé. Lei si lasciò tirare, e si ritrovò semistesa sul letto, appoggiata a lui.
Poteva sentire l'odore di disinfettante, e quello della carne bruciata.
Le girava la testa - anche perché il suo volto le era così vicino...
La macchina cominciò a suonare, di nuovo.
Sssht... gli mormorò allora, accarezzandogli la metà del viso libera dalle garze. Piano, delicatamente.
Lui chiuse gli occhi, abbandonandosi a lei, alle sue mani.
Sporse un poco la testa, quel che bastò per baciarla.
Berlin sentì il calore delle sue labbra, all'improvviso, sfiorarle la bocca, il contrasto tra la ruvidità delle bende e la morbidezza della pelle di Dent toccarla, e si ritrasse, shockata.
No. Questo... non avrebbe mai potuto farlo. No.
Ti prego... implorò lui, a bassa voce. Fu come se sue parole le carezzassero il seno... Berlin rabbrividì, ma non era paura, era... qualcosa come l'amore, pensò frastornata.
L'amore che Harvey Dent nutriva per Rachel Dawes.
La stretta della sua mano, il profumo della sua pelle, e lo sconvolgente odore di incendio e di antisettico... il suo eterno, incurabile dolore... Com'era facile prevedere, Berlin si lasciò baciare, ancora, mentre il mondo a ogni suo sfioro sembrava impallidire.
   Lei non era Rachel, lui non voleva lei... lui aveva perso ogni cosa... venendo privato di lei. Nessuno voleva lei. Ma questo non importava.
Le lacrime riaffiorarono, mentre Berlin si lasciva baciare... poi lui non sussurrò più Rachel, disse Amore mio, tacque, e in un lungo bacio, l'ultimo, richiuse gli occhi, si addormentò. La morfina ce l'aveva fatta.
Berlin lo fece ridisintendere, adagio, lasciando che la sua testa fasciata a metà affondasse nel cuscino, e ascoltando in trance il suo respiro si lasciò cadere sulla prima sedia libera, con gli occhi impiastricciati, e le labbra che le bruciavano. 
Il sole si era spostato, e la moneta non scintillava più. Da lì Berlin poteva comunque vedere che era uscita testa.


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