Rachel si china, e immerge la mano nella vasca.
Mmm, ora è perfetta. Prova!
Lui la guarda, le sorride, e sedendosi accanto a lei fa scorrere un dito lungo la superficie dell'acqua. Poi, uno sulla morbida pelle di pesca di lei. Dio, è bellissima, pensa.
E lo è davvero. Quei grandi occhi verdi sottobosco, quel sorriso che farebbe sciogliere un iceberg... quel corpo. Oh, quel corpo! Dent la fissa con il cuore in gola, mentre s'immerge allegra nell'idromassaggio. Le sue gambe... il seno, ora svelato, adesso che ha messo via l'asciugamano, sprofondandosi nelle bolle d'acqua calda, che le pizzicano la pelle... La guarda estasiato godersi quell'estasi, e commosso ringrazia il cielo.
Quello, è amore. Davvero l'amore perfetto.
Berlin sfonda la porta, semplicemente cadendoci addosso.
Il tonfo rimbomba per le navate, per un po', e poi su quel luogo ombroso e sacro ripiompa la pace.
Si guarda attorno, turbata. Non si sarebbe mai immaginata tanta bellezza in un solo luogo. Soprattutto, non si sarebbe mai immaginata una chiesa, un'intera chiesa, in una villa privata.
Ma l'alcol l'ha resa estatica, e le pillole le hanno sciolto ogni baluardo di logica, quindi non si fa domande, e prosegue il suo viaggio, marciando come una sposa per delle nozze fantasma.
L'atmosfera gotica - questo era già più à la Wayne - le infondeva una calma profonda, una spiritualità che pensava in lei fosse ormai morta. Le risate isteriche che prima l'avevano scossa fino a farle dolere gli addominali, ora sono placate. Si sente vuota, ma è un vuoto bello, rispettoso.
Berlin si passa la mano tra i capelli, forse per la prima volta nella sua vita, e li sente così deliziosamente lisci... come se un velo impalpabile e stupendo le fosse stato calato addosso. Un'incoronazione, un mascheramento... per lei a questo punto, è tutto lo stesso.
Si scioglie una ciocca tra le dita, fermandosi poi a rimirare la propria mano. Così piccola, ben fatta forse, ma... sicuramente priva della linea dell'amore, pensa. Poi la sua attenzione cade sull'anulare. Lo sente, proprio lì, tra il palmo e la falange... il delizioso peso di un anello, quell'anello - il segno che qualcuno ti ha accettata e eletta per sempre. Poi guarda meglio, e - come già sapeva - la fede non c'è.
Berlin non ci si concentra, e avanza. Vaga per la chiesa, a piedi nudi sul marmo grigio, attenta a non calpestare eventuali tombe, con gli occhi che si riempiono dei colori fragili delle vetrate. Chissà su cosa si affacciano, quelle meravigliose finestre! Attraversa le navate, si perde in un rettilineo labirinto di panche, raccoglie una Bibbia e la libera dalle ragnatele del tempo... e poi, proprio quando inizia a desiderare di vivere lì per sempre, in un volteggio perde l'equilibrio, cade, e così finisce nel battistero.
Si sveglia appena in tempo, e mettendo le mani avanti riesce a non sbattere sul bordo.
Si rialza, stordita, e le sirene nella sua mente cantano. Cori angelici, le pare.
L'acqua. C'è l'acqua, in quella vasca consacrata.
Berlin si ripiega su se stessa, all'improvviso, attraversata da un vecchio dolore. Si sente così sporca, non riesce a dimenticare il passato. Ricorda le notti, soprattutto le notti, e i sospiri, e il sangue, e i baci che non avrebbe dovuto dare - la nausea la vince, di nuovo. Perché per lei un innocente se ne è andato.
Pensa a quel bambino, alla vita che lei ha stroncato.
Pensa all'uomo cui una volta ha sparato, e che ciononostante si è salvato.
Pensa, suo malgrado, a quanto vorrebbe fosse stato il contrario. Pensa al suo bambino nato.
Poi si sente uno schifo, e vorrebbe cancellarsi del tutto.
Dovrebbe lei, rinascere, per dare un taglio a quella catena di peccato che si trascina dietro, legata ai polsi che non ha mai reciso.
L'acqua aspetta, immobile. Le sta davanti. Il silenzio è totale.
Berlin si inchina, e poi sa cosa fare.
Il rasoio è pronto, appena lavato.
Non serve schiuma, stavolta. Basta l'acqua.
Il lavello è colmo fino all'orlo. Ci si può specchiare.
Chiude il rubinetto.
L'acciaio è freddo, ma a quell'ora fa bene, un po' di fresco.
Mezzanotte, in punto, appena scoccata. L'ora a metà tra un giorno, e quell'altro.
J fa un sospiro, uno sbadiglio - dategli tregua, sono giorni che non dorme! -, e poi piega il collo, da un lato, e dall'altro. Lo scrocchio gli dice che è giunto il momento.
Si accarezza il viso, la pelle liscia agli angoli della bocca. Sbarbato di fresco... la barba non gli crescerà più, teme. Sorride. Ma chissenefrega.
Lancia un'occhiata a quella faccia bianca che lo guarda, là sotto, nell'acqua.
Quella caduta... è una volta per tutte, amico. Un precipizio a senso unico, ecco cosa è stato.
Un orrendo odore gli solletica il naso. Non si preoccupa di cercarne la fonte, la conosce già. Sta imputridendo da qualche parte, qualche metro più in là, in quella stessa cucina.
Scrolla le spalle, prende un'unica boccata d'aria, ed espirando tutto si taglia.
Oh, Harvey. Ti amo tanto...
Lui la stringe con forza, senza riuscire a lasciarla andare. Ogni volta che lei glielo dice... è come volare, dritti fino al Paradiso.
La bacia, quasi piangendo. Ma che diavolo gli ha fatto, questa donna perfetta?
Anch'io, piccola. Non riesce a smettere di guardarla. Perfetta, è davvero perfetta. Anch'io ti amo.
Si baciano ancora, a lungo, senza fretta. Un bacio romantico, una dolce pressione sulle labbra.
Intanto il desiderio sale.
Dent la sente nuda contro di lui, sente i suoi seni perfetti accarezzargli la pelle, i capezzoli turgidi, le sue gambe che si stringono alle sue... Lei seduta, con le braccia abbandonate oltre la testa, a stringere il bordo della vasca, sempre più forte... lui sopra di lei, che la tiene stretta cingendole la vita con le braccia, sfiorandole la schiena e le spalle in un tocco febbrile... E come lei gli parla... Quella voce, quel tono, la passione che gli infonde... Un'occhiata al suo pancino perfetto, e poi... non riesce più a trattenersi.
Da morire, le sussurra, affondando dentro di lei, col cuore che scoppia ad ogni suo gemito, unendosi a lei, e desiderando con tutto se stesso di non lasciarla più.
Berlin affonda nell'acqua gelata. S'inginocchia, e poi scivola, in avanti, fino a distendersi tutta.
Perdonami, Padre, perché ho peccato, supplica, col pensiero, mentre le sue lacrime si confondono nell'acqua santa.
Perché ho orribilmente, dannatamente peccato.
Una mano le afferra il polso, e la strattona, tirandola fuori.
Lei ritrova l'aria, e aprendo gli occhi si sente annegare.
Zac zac, e presto è fatto! esclama, e si specchia soddisfatto nell'acqua che arrossisce dello splendore che si appena conquistato.
La pelle gli tira, le guance gli fanno male, ma è un bruciore che può tranquillamente passare.
Ciò che non se ne andrà, invece... è la sua felicità.
Sì, si dice fiero, guardando il sorriso che gli gocciola ora allegro in faccia. D'ora in poi... non avrò più alcun dolore.
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