Cercando nel labirinto degli specchi

Thursday, 15 November 2012

Needle-freak

Non so come ho iniziato, ma ora ci sono immersa.
Una vasca di aghi, mi pungono dappertutto.
Dev'esserci il mio corpo, là in mezzo, da qualche parte, io non lo sento più.
Non so cosa ci sia, alla fine di quegli aghi... a un'estremità ci sono io, con gli occhi del tutto svuotati - ricordo di aver pianto, e molto, prima di finire in mezzo a quest'inferno.
Aspettate, non... non è questo l'inferno. L'inferno è stato prima!
L'inferno mi ha inghiottita, succhiata e risputata - ora non ho più l'anima, mi sento assai leggera!
Rido - almeno credo, non sento più me stessa. Forse la mia bocca è in un altro continente, oppure... è rimasta a terra, e io ormai sto volando. Non avere coscienza fa miracoli, non vi pare?
L'inferno è stato prima, adesso sono nel Limbo.
Mi guarderei attorno, ma non mi servirebbe - e poi non sono più molto sicura di avere ancora un corpo.
La mente c'è, okay, c'è ancora, o forse non c'è mai stata, ed io non potrei accorgermi, se l'avessi persa o meno.
C'è qualcosa che ho perso, sì, questo è proprio vero.
Quando ho premuto il grilletto, mi sono fatta saltare. Il cuore non era mio - non quello che il proiettile ha attraversato. La testa non era mia - non quella in cui vige la pazzia. Io cosa avevo? Coraggio?
No, no, io solo l'ho ammazzato.
Tutto il resto, è colpa di J.
...lo è, vero?

Una sensazione, eccola. Lunga, stretta, sottile, come una serie di punti - fusi insieme da un fresco tubicino di metallo. Sembra metallo, perché mi scorre dentro senza una piega. Senza calore, umano o artificiale. Poi mi pizzica la vena. Qualcuno mi sta versando dentro un di Coca Cola.

Sono in una cella, son sotto una campana di vetro antiproiettili.
Davanti a me c'è l'Ombra. Un orco? Il grande Satana?
Vedo che non sorride, sotto la maschera nera. Orecchie a punta. Armatura. Ora forse mi spegne.
Poi non vedo più niente, perché non voglio vedere.

Mi sveglio senza anima, in un letto di ospedale.
Gli infermieri, son sette - o meglio, sette erano. I loro corpi rivestono il pavimento - sulle piastrelle lucide, la loro smorfia stravolta riluce opalescente. Una cosa mi colpisce, una sola: le loro labbra sono di rosso arrossate - come se il loro principe li avesse risvegliati.
Le vetrate, la porta da cui sarei stata protetta - tutto in frantumi, un mosaico che brilla sotto di me.
Il mio letto è perfetto - le lenzuola, inamidate, profumano di buono. E sono di me macchiate.
Sudore, cerotti, plasma, antidoto a qualcosa... un attimo, sono viva! ripenso con terrore. 
Qualche attimo ancora, e tornerò a sentire. 
Invece no.
Sulle labbra... ho un dollaro d'argento.
Sulla pelle, più niente... sono mummificata. 
Mi svolgo col pensiero - i segni del flagello mi cingono ma non sono bastati a riscattarmi.
La mia vita per la sua... l'affare, direi, è saltato.

Accanto a me una rosa, ma beve acqua di porpora - da quegli stessi fiumi in cui sarò rinata. 

Forse, però, è per Harley... penso, e non parlo.

Harley è morta, fa qualcuno - nella mia testa, o oltre?

Ecco di chi, quel cuore!
E qualcosa è più chiaro.
La rosa prende a brillare - non chiedo per chi brilla. Non credo però comunque... che essa brilli per me.

Non ho espiato un cazzo
Con la mia punizione.

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