Cercando nel labirinto degli specchi

Wednesday, 24 October 2012

Your drug is my love

Berlin sta lì, immobile davanti al computer, spento.
Lei non se ne accorge neppure, che è spento. Lei sta lì, sospesa, con la testa leggera, che galleggia in un mare di cazzate. Non pensa. I pensieri la guidano, lei rimane inerme, inerte, a farsi palleggiare da un flash all'altro. Sente il processo del pensiero, sente le sinapsi che fanno il loro sporco lavoro che qualcuno dovrà pur fare - ma per il resto, non sente niente. Bella, questa pace, pensa il suo fegato, che finalmente ha smesso di rodersi. Sìììììì, mormorano in estasi tutte le cellule del suo confuso organismo evanescente, e Berlin scompare, puff!, in una nuvola d'amore.

Però, chissà cos'è stato! pensa tranquilla, senza battere ciglio, mentre l'effetto dell'illuminazione svanisce. Azzarda qualche ipotesi, la butta là, tanto per fare: 0 mentale? crollo psicotico? frantumazione dell'io?
Situazioni tutte molto intriganti, a loro modo.
Poi vede i libri, quella foresta di testi che si ammucchiano intorno a lei, che sbarrano la libera espressione della sua libertà post-adolescenziale. ESAMI! la routine riprende a lampeggiare nel suo cervello, il Grillo Parlante si rimette a macchinare a pieno regime: TESI! ESAMI! LAVORO, trova un LAVORO! $! $! $!
Berlin sente di nuovo bruciare il Super Ego, sente le fitte allo stomaco, e la frustrazione imperlarle gli occhi. Le palpebre le pesano, la pressione è un macigno che le opprime il cuore.
Un cuore che fino a poco prima non sapeva di avere.
Tutta colpa di... - naa, stavolta non le riesce proprio, di fare la cinica Nemica dell'Amore, quella disillusa che di Cupido apprezza solo la mira da cecchino. E l'evidente sadismo, perché come si può passare i giorni a far innamorare esseri umani di altri esseri umani a loro perfettamente incompatibili, se non si nutre un perverso stuzzicante gusto per il patire altrui? Berlin avrebbe sempre voluto imparare a giocare con gli esseri umani, ma la manipolazione non era un dono che le era stato concesso. Però è dannatamente brava ad assorbire i sentimenti di chi le sta vicino (solo quelli negativi però, si badi) e lasciarsi logare da essi. Introiezione, ecco il superpotere che rende Berlin candidata ideale alla segreteria dei Vendicatori.
Certo che passo la vita a lamentarmi, pensa, e la mano le scorre automaticamente, senza sforzo, sulla schiena - tasta ogni millimetro della sua pelle, controlla cicatrici ormai fatte, e brufoli in arrivo, evita i nei, scansa le vertebre che sporgono quando Berlin sbaglia postura, e poi... eccolo qui. Le unghie iniziano a scavare, percorrono la crosta nei suoi contorni, attente a non sbagliare mossa, s'insinuano nel punto giusto, dove il bordo, secco e frastagliato, così invitante, è già (appena appena) sollevato, un po'... increspato, diciamo... e senza caos e senza rumore staccano il piccolo lembo di pelle morta, vanificano il lavoro delle piastrine, e regalano a Berlin un sollievo che più di quanti si pensa capirebbero.
Se Berlin vedesse chiunque altro fare un lavoro del genere, sverrebbe, o verrebbe colta da nausea certa. Ma Berlin è egocentrica, guarda solo il proprio ombelico, è introspettiva, individualista, snob, egoista - no, egoista no, ma nessuno riesce a capirlo.
Bè, il corpo di Berlin è decorato di innumerevoli segni di quella masochistica valvola di sfogo, l'unica che funzioni - almeno così crede lei, che ha provato senza successo a fumare, a bere, a fare sport, a dare la caccia ad altri esseri umani - questo no, sto scherzando.
Ed è per questo che Berlin, che pure anela disperatamente all'Ammmore, non riesce onestamente a dar il giusto credito al sesso. Perché sa quanto superficiale sia l'umano, sa che è la perfezione (esteriore?) ciò che conta, e quindi sa di non disporre dell'attrezzatura adatta per quel genere di acrobazie.
Ma forse non è un male, perché questa nevrosi la induce a isolarsi, a stare lontano dall'Altro, e studiare - STUDIARE! urla appunto il Grillo Parlante, e con un conato di vomito stroncato giusto in tempo Berlin allunga la mano verso uno dei libri che deve ancora sintetizzare per l'esame.
Quale esame? le piacerebbe chiedersi, ma è perfettamente conscia dei propri doveri accademici. Vorrebbe essere una studentessa di Sto C***o e passare l'anno accademico tra mercoledì universitari e venerdì riabilitativi, ma... ecco, Berlin cara, ciò significherebbe avere una vita s-o-c-i-a-l-e... non fare quella faccia, è proprio della natura umana aggreg...
STUDIA!
Ah, quel senso del dovere che solo Kant poteva inocularti così bene...
Berlin apre il libro, accende una luce più forte, per scoraggiare il bisogno di sonno che la melancolia le suscita tutto il giorno, e inizia a leggere, distratta... e quella distrazione la delude... era tra le prime della classe, al liceo, cacchiolina! Socchiude gli occhi, fa un respiro profondo, raddrizza la colonna vertebrale e riprende a leggere.
E la mano s'insinua di nuovo sotto la maglia, elude la vana barriera della canottiera, che Berlin aveva tentato per dissuadersi da quel vizio deturpante, e stavolta tenta una preda più ghiotta: sì, proprio lì sotto la garza, quel brutto graffio che la coinquilina che l'aveva aiuta a incerottarsi non riusciva proprio a capire come Berlin se la fosse procurata...
Già solo il tocco la fa sentire meglio, più rilassata... una volta conclusa l'operazione starà al top... ma è solo un momento, un picco di piacere in un'eternità grigia... poi servirà graffiarsi di nuovo, e di nuovo, e di nuovo... era questo che provavano gli altri nel sesso? Il dubbio le attraversa la mente, ma ricordare certi attimi di felicità non autolesionistica la farebbe stare ancora peggio, meglio non pensarci. Ormai sono divisi, qualcuno li ha divisi e per il Bene Supremo vuole tenerli divisi ancora, per sempre.
Prima di poter sentire il bisogno di piangere, Berlin cerca di svuotarsi la mente - e così ricomincia il suo sfregiante passatempo.
Non riuscirà mai a smettere... giusto?

Mio elisir... inizi senza di me?

Berlin si interruppe, e rimase immobile, senza osare voltarsi. Sentì quel tocco, forte e inspiegabilmente... come dire... viscido, calmo e inevitabile, come le spire di un serpente di palude.  
La gioia le increspò le labbra.
Era tornato, lui era tornato!
Poi fu come una nebbiolina di assenzio si fosse alzata nella stanza, e la sua coscienza venne di nuovo sospesa, il suo Es liberato dalla sua sterile gabbia - e Berlin sparì di nuovo, per lasciare il suo corpo a qualcuno che ne sapeva godere decisamente di più.

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