Si sentiva impura.
Sporca.
Colpevole.
E continuava a lavarsi, come se tutto il suo corpo fosse stato lordo del suo peccato.
Si sentiva impura, sporca, colpevole, e continuava a lavarsi le mani, come se la sua pelle fosse stata ancora imbrattata dei suoi errori.
Aveva accarezzato un mostro. L'aveva...
L'orrore la faceva vacillare, ogni volta che il ricordo le si affacciava alla mente, a quella stessa coscienza che aveva cercato di sedare, perché i sensi di colpa non la macerassero.
Troppo bello, sarebbe stato.
I sensi di colpa stavano già banchettando sulla sua anima in putrefazione.
Non c'era più nulla da fare.
Lo sentiva ancora dentro di lei. Sì, ormai l'era entrato sottopelle, aveva spanto in lei il suo veleno, che scorreva al posto del suo sangue, un'infezione inarrestabile... Eppure, quella notte, lei era stata felice.
Ora vagava per la casa, al buio, gli scuri chiusi, le candele spente.
Gli specchi, infranti tutti in mille pezzi.
Non voleva vedersi, perché già sapeva ciò che avrebbe visto.
Il suo cuore le faceva schifo.
Il suo corpo le faceva paura.
Aveva dolori ovunque, fitte muscolari che colpivano all'improvviso, come pugnalate.
Sentiva ancora il tocco di lui su di lei. Quel bisturi. La carne che si lacerava, mentre lui entrava, in assoluto silenzio.
Aveva sentito urlare il calore delle sue lacrime.
Si toccò la pancia. Anche gli addominali le facevano male.
Il telefono non squillava. Non l'avrebbe fatto.
Si toccò le labbra, e il ricordo della bocca di lui la colpì come un flash, abbagliandola.
Quel trucco, di un rosso così cupo... aveva macchiato anche lei... quando lui l'aveva baciata...
Gli occhi di lui, di un rosso così perfido... non avevano mai smesso di brillare del loro fuoco malvagio, mentre la stringeva a sé... l'aveva come legata... lei non si era mossa, mentre lui...
Sorrise.
Ricordò la sensazione di essere nelle sue mani, ricordò la sensazione delle loro dita che s'intrecciavano.
Lui che la baciava - la perfetta corrispondenza tra le loro bocche, i pallore mortale di entrambi... e quando, ricadendo stanco sopra di lei, lui aveva chiuso gli occhi, per un attimo, adagiandosi contro il corpo caldo della sua vittima.
Il suo volto svelato, quando finalmente la pioggia ne aveva lavato via la maschera.
Il sorriso che non avevano potuto fare a meno di scambiarsi. Non era stato un sorriso di scherno - anche lui se ne era accorto, e subito aveva distolto lo sguardo.
Poi, le aveva porto una carta da gioco, le aveva accarezzato gli angoli della bocca, ancora umidi di sangue e rossetto, e senza parlare se n'era andato.
Buon Halloween, le aveva detto.
Piano, con un sussurro, timido, quasi.
E lei, guardando i loro riflessi che si dividevano, nella pozzanghera che li separava...
Buon Halloween, gli aveva risposto.
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